Gestione boschi in Toscana: scontro aperto

Sulle nuove regole per la gestione dei boschi in Toscana è scontro aperto

Fonte: Toscana Chianti ambiente

Sentenza del Consiglio di Stato prescrive l’autorizzazione della Soprintendenza per gli interventi nei boschi vincolati. Protestano i Comuni, le aziende di settore: “Così ci fate chiudere”.

di Gabriella Congedo

Un terremoto si è abbattuto in questo autunno sul mondo forestale toscano. Tutto è incominciato nel giugno scorso quando il Consiglio di Stato, accogliendo in parte il ricorso di alcune associazioni ambientaliste (Italia Nostra, WWF Grosseto e Lac Toscana) a proposito di un intervento di manutenzione nella pineta del Tombolo sulla costa maremmana, ha sancito che per poter procedere all’attività selvicolturale in boschi sottoposti a vincolo paesaggistico è necessaria l’autorizzazione della Soprintendenza.

Gli effetti della sentenza non si sono fatti attendere: il piano Antincendi Boschivi per la pineta del Tombolo autorizzato dalla Regione Toscana è da rifare e un parere della Soprintendenza di Siena, Arezzo e Grosseto ha bloccato vari progetti di interventi selvicolturali sul monte Amiata.

 

Il parere della Soprintendenza

La Soprintendenza di Siena, Grosseto e Arezzo ha introdotto di fatto nuove regole nel taglio del bosco. Entrando nel merito della forma di gestione selvicolturale ritiene “non auspicabile che si voglia continuare nel governo a ceduo” e considera più opportuno il ceduo composto in quanto “tale sistema selvicolturale meglio risponde ad esigenze estetiche, poiché attenua la discontinuità delle chiome, grazie al più elevato numero di matricine rilasciate e alle loro maggiori dimensioni, e si avvicina probabilmente di più al sistema selvicolturale storico di gran parte dei boschi della Toscana, prima della loro massiccia conversione a ceduo iniziata a partire dalle seconda metà del XIX Secolo”.

 

Le reazioni

Monte-Amiata-boscoImmediate le proteste da parte del mondo agro-forestale e dei Comuni. Un vero e proprio disastro economico è lo scenario prospettato dall’Associazione per lo Sviluppo economico dell’Amiata (Asea): i funzionari della Soprintendenza, dicono dall’Asea, hanno deciso quali tipologie di tagli vanno bene per il mantenimento del paesaggio: alto fusto o ceduo composto. Una scelta che “renderebbe di fatto impossibile la produzione di paleria di castagno, su cui si basa gran parte dell’economia forestale amiatina”.

Da parte sua il CONAF, il consiglio dell’Ordine nazionale dei dottori agronomi e forestali, ha scritto al ministro dei Beni Culturali Franceschini e alla ministra delle Politiche Agricole Bellanova chiedendo un incontro.
“È profondamente sbagliato contrapporre gli interventi selvicolturali e la tutela paesaggistica – dichiara la presidente Sabrina Diamanti -. Lo afferma la stessa Corte Costituzionale (sentenza 14/1996) dicendo che il taglio colturale è parte integrante della preservazione nel tempo di boschi e foreste e sottolineando come la gestione forestale e quella paesaggistica concorrono allo stesso fine”. “Le conseguenze di questo parere sono già drammaticamente evidenti – fa eco Marta Buffoni, presidente della Federazione dei dottori agronomi e forestali toscani – Molte imprese boschive professionali si trovano nella tragica condizione di dover chiudere in quanto l’economia forestale locale è strettamente legata alla gestione a ceduo e ai suoi prodotti (paleria e legna da ardere)”.

Giovanni Morganti, sindaco di Vernio e responsabile Forestazione ANCI Toscana, ha scritto anche lui ai ministri Bellanova e Franceschini per chiedere “una definitiva interpretazione delle norme”. “L’effetto di questa pronuncia – scrive Morganti nella lettera, inviata anche al presidente della Regione Giani e all’assessore Saccardi – è stato quello di aggravare l’attività selvicolturale di ulteriori procedure, complesse e onerose”.
E ancora Morganti, facendosi portavoce di tutti i sindaci dei Comuni toscani: “Tutto questo sta compromettendo la tenuta delle aziende di settore già messe in crisi dagli effetti della pandemia e non aiuta neanche gli enti che gestiscono il patrimonio forestale. Il rischio concreto è quello di bloccare un intero settore con il conseguente e inevitabile abbandono dei boschi e di tutte le attività che ne conseguono”.
Coldiretti Toscana invece chiede alla Regione di ottenere dal MIBACT deroghe ai vincoli paesaggistici che aggravano di costi e tempi biblici le normali attività agrarie come il taglio colturale.

Ma le associazioni ambientaliste vincitrici del ricorso al Consiglio di Stato difendono a spada tratta le loro posizioni. La mancanza di autorizzazione paesaggistica per interventi nelle aree tutelate configura una violazione punita penalmente, puntualizzano, e questo vuol dire una cosa sola: che ogni attività forestale autorizzata negli ultimi anni dalla Regione in assenza del nulla osta della Soprintendenza è di fatto illegittima e ogni intervento è avvenuto nell’illegalità.

Anche il ricatto occupazionale viene respinto al mittente. “Adesso, come sempre accade quando finisce un particolare regime di favore economico alimentato dall’irregolarità legislativa, una schiera di prefiche comincia a piangere il totale disastro economico e la messa in ginocchio del settore forestale – dice la vicepresidente di Italia Nostra Toscana Mariarita Signorini -. Ricordiamo, a chi piange miseria, che la loro economia non ne soffrirà minimamente, a patto di superare la pigrizia imprenditoriale che caratterizza quel sistema economico. La fustaia e il ceduo composto sono in grado non solo di garantire la stessa produzione legnosa del ceduo, ma anzi di aumentarne il valore aggiunto, uscendo dalla pericolosa monocultura del ceduo da paleria per diversificare la produzione con altri assortimenti come il travame e il legname da opera, altrettanto richiesti da ampie fette di mercato”. E grazie alla Soprintendenza fustaia e ceduo composto rientrano di diritto a far parte del paesaggio forestale del Monte Amiata, dopo l’usurpazione e la degradazione del ceduo, trattamento brutale e incompatibile con la tutela del suolo, del paesaggio, della biodiversità e della sostenibilità ambientale e sociale”.

Quella che potremo chiamare la “guerra dei boschi” in Toscana è appena all’inizio, le posizioni per il momento sembrano inconciliabili. C’è da augurarsi che si riesca ad arrivare a una sintesi che non distrugga economie e posti di lavoro ma sia anche il più possibile rispettosa dell’ambiente e della biodiversità.