LA RISERVA DANNUNZIANA BRUCIA
Comunicato stampa del 02.08.2021
Associazioni del coordinamento “SalviAmo gli alberi di Pescara”: Archeoclub – Ecoistituto Abruzzo – Italia Nostra sezione “Lucia Gorgoni” di Pescara – I Gruppo Unitario Foreste Italiane – Mila Donnambiente – Le Majellane – CONALPA delegazione Pescara –Chieti – Comitato Strada Parco Bene Comune – AIAPP – La Gallina Caminante
Brucia l’Abruzzo, brucia la costa e, aggiungiamo amaramente, non poteva mancare la Pineta Dannunziana. Non conosciamo ancora come si sono originati i focolai di origine antropica che dalle 14,30, di ieri bruciano Via Pantini, il Comparto 5 della Riserva, via della Bonifica e altre aree limitrofe. A poche centinaia di metri da qui c’è il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco e i cittadini locali telefonano a loro, ai Carabinieri, all’Ente ferroviario, alla polizia stradale. Ma il fuoco non viene domato anzi si alimenta continuamente e si espande sempre più. Momenti tragici, di grande commozione e dispiacere per le persone e i cittadini coinvolti, per quegli animali e quella vegetazione che brucia.
Com’è possibile? L’antincendio si fa con la prevenzione, informando i cittadini prima e poi attivamente con squadre di terra, coordinate, formate da civili e/o da militari. Sappiamo tutti quanto erano bravi i forestali che arrivavano sui focolai con le loro piccole e agili macchine, con autobotti e gli strumenti giusti come il flabello (una scopa di materiale non infiammabile) il rasto, la vanga, il rastrello, ecc. Nessuno ci venga a raccontare che non si possa domare un incendio in città. Prevenirlo soprattutto. Quello di ieri è stato il terzo incendio nella Pineta di Pescara. Cosa è stato fatto per evitare che il fuoco ripartisse di nuovo? Ad esempio dopo il primo incendio è rimasta una sterpaglia altamente ignifuga, ceppi secchi dove basta un cerino per innescare le fiamme: qualcuno li ha tolti? Il Comune si è preoccupato di monitorare quest’area almeno in questo periodo in cui c’è un’alta probabilità d’incendio?
Non diciamo assurdità proponendo i tagli della vegetazione. Sarebbe come proporre di togliere tutti i denti per evitare che si cariano. Ricordiamo che la vegetazione della macchia mediterranea è “adattata” al fuoco, vale a dire le piante germogliano dopo l’incendio e bruciano lentamente perché sono formazioni vegetali chiuse e compatte, con cuticole e cortecce spesse, respingenti il calore. Per esperienza sappiamo che i primi focolai e alcuni tipi d’incendio possono e devono essere domati con azioni preventive, come una semplice vigilanza e quindi con le squadre antincendio, ripetiamo di civili e/o militari, opportunamente coordinate, preparate e attrezzate. Ma ieri abbiamo visto persone che con tappeti, asciugamani, pompe volanti, secchi e cittadini che facevano quello che potevano. I mezzi aerei antincendio come i Canadair non sono agevoli e veloci. A Pescara il Canadair è arrivato dopo che la Riserva bruciava da diverse ore.
La Riserva è stata tradita dal degrado in cui versava, era sfruttata e abbandonata. Le associazioni culturali e cittadine spesso hanno denunciato la “malagestione” ma nessuno ha voluto ascoltare. L’incendio è stato favorito dal degrado della vegetazione e dall’eccessivo pattume presente ovunque, soprattutto in quei comparti “naturali” che dovrebbero essere a “riserva integrale” che invece sono luoghi accessibili e senza controllo, frequentati da senzatetto e abusivi. L’incendio è stato fomentato dalla frammentazione della vegetazione arborea a causa dei tagli eccessivi, ricordiamo che nella Riserva ultimamente sono stati tagliati più di 300 alberi! In tal modo sono aumentati gli spazi tra gli alberi che hanno favorito l’ossigenazione del fuoco, incrementato dalla spazzatura materiale di base altamente infiammabile (gomme, carta, plastica ecc.). I cittadini hanno raccontato che vicino al Comparto 5 vi è uno sfasciacarrozze che ha avuto un ruolo importante nell’alimentare l’incendio, hanno sentito esplosioni fortissime di serbatoi e bombole di gas, visto bruciare gomme e carrozzerie.
Non si può banalmente e falsamente incolpare il Pino d’Aleppo che essendo pianta resinosa brucia, ma la resina serve all’albero per essere praticamente quasi del tutto immune da attacchi di funghi e insetti, e poi il pino brucia male, infatti non si vende legna di pino da ardere.
Il Comune potrebbe istituire “guardie giurate” per il rispetto delle norme della Riserva, potrebbe organizzare squadre civili per il monitoraggio degli incendi nei periodi critici. Il Comune potrebbe ascoltare le associazioni culturali e ambientali di Pescara, che rappresentano una parte civile e colta della città, invece la politica continua a fallire mostrando tutta la propria incapacità, ignoranza e ottusità.
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