L’ inarrestabile cancellazione del patrimonio storico- architettonico
Prosegue a Pescara la cancellazione dei segni del proprio passato: nel quartiere Pineta, all’interno della lottizzazione disegnata dall’ing. Antonino Liberi nel 1912, due villini costruiti intorno agli anni trenta del secolo passato, stanno per essere demoliti. La concessione edilizia è stata rilasciata e l’inizio dei lavori è stato presentato, c’è solo da aspettare l’arrivo delle ruspe. Così, nonostante l’approvazione recente di una specifica variante del PRG per la salvaguardia del patrimonio storico- architettonico, non si arresta la deriva demolitoria che ha già fatto tante vittime illustri nella nostra città, dalla Centrale del latte alla filanda Giammaria.
Un vigoroso incentivo alla demolizione del patrimonio storico, non solo nella nostra città (è recente il caso di Roma con la demolizione di villini nel quartiere Coppedé) deriva dalla scellerata applicazione del cosiddetto “Decreto Sviluppo”: una normativa che incentiva la sostituzione edilizia al fine dichiarato di promuovere processi di riqualificazione urbana. Invece, in molti casi, vengono demolite rilevanti testimonianza della storia urbana, meritevoli di tutela e che, al contrario ,dovrebbero costituire il riferimento per disegnare la città ( in un nostro recente convegno in città gli Enti preposti, pure, hanno dichiarato assenso sulla nostra linea).La legge, nonostante le sue contraddizioni, tuttavia prevede casi di esclusione dagli incentivi per edifici e zone riconosciuti come rilevanti (centri storici, o edifici classificati in zona A) e consentirebbe un’azione di tutela. Ma i villini della Pineta, è doloroso affermarlo, non hanno ancora, nonostante tutto, una normativa conseguente che li inquadri nell’omogenea qualità di tutto il quartiere. Italia Nostra ha presentato una dettagliata osservazione integrativa (al Comune e alla Soprintendenza ABAP) segnalando architetture di pregio che corrono gli stessi rischi di cancellazione ma senza esito alcuno. D’altra parte il vincolo paesaggistico che interessa l’intera zona non trova applicazione rigorosa e il passaggio della valutazione comunale è spesso un passaggio semplicemente formale e burocratico, mentre persiste la prassi della Soprintendenza di non dare, in questi casi, parere circostanziato.
In definitiva , siamo di fronte ad un nuovo colpo inferto alla storia, al paesaggio e all’ambiente della nostra città che, pur in presenza di una rinata attenzione per il proprio passato, non riesce a porre in atto efficaci misure di tutela e valorizzazione del proprio patrimonio storico-architettonico.
La difesa non può essere soltanto quella, faticosa e necessariamente episodica, del piano legale, sul quale pure si registrano importanti esiti: è recente la sentenza di primo grado nella quale si condanna l’intervento distruttivo di un altro villino in via Primo Vere, per il quale anche Italia Nostra era parte civile; sono necessari però cambiamenti negli strumenti urbanistici e negli indirizzi di tutela.
E’ urgente :1) che venga modificata la legge regionale sul Decreto Sviluppo e la stessa delibera comunale di recepimento della stessa, escludendo dalla sua applicazione gli incentivi volumetrici per le architetture ed i contesti urbani di pregio; 2) che venga operata una rilettura delle Norme tecniche di Attuazione del PRG per limitarne gli effetti negativi sulle radicali trasformazioni edilizie che minacciano l’edilizia storica; 3) che si individuino ambiti urbani omogenei e pregiati ( come è il quartiere Pineta ma non solo) per i quali prevedere strumenti urbanistici particolareggiati, quali ad esempio Piani di Recupero estesi almeno all’intero isolato; 4) è urgente infine istituire l’Osservatorio sull’edilizia storica, approvato e più volte annunciato, ma ancora lettera morta. Ciò che soprattutto desta allarme è che questi episodi possano ripetersi in molti altri casi di edilizia dal valore testimoniale (che attualmente non è ancora inserita in zona A ma ricade in zona B1, nella quale è consentita la demolizione e ricostruzione dei manufatti). Per questo Italia Nostra rinnova l’appello al Comune di Pescara e alla Soprintendenza ABAP, affinché si ponga fine a tale deriva e confermino la propria disponibilità a collaborare ad un’organica revisione di quelle norme che, purtroppo, consentono ancora tutta questa immane distruzione della nostra memoria storica..