Cronologia commissariamento

14 dicembre 2005 – Il Presidente del Consiglio dei Ministri, Cav. Silvio Berlusconi, dichiara con proprio DPCM “Lo stato di emergenza in relazione alla crisi di natura socio-economico-ambientale determinatasi nell’asta fluviale del bacino del fiume Aterno”.

31 gennaio 2006 – Una nota dell’allora Presidente della Giunta Regionale dell’Abruzzo, Ottaviano Del Turco, rappresenta al Governo la crisi socio-ambientale (e, a quanto è stato possibile appurare dagli atti e dalle notizie date alla stampa, in essa non si parlerebbe di quella economica, aggiunta successivamente negli atti dal governo nazionale).

24 febbraio 2006 – Il governo nazionale acquisisce, con una seconda nota, l’intesa della Regione Abruzzo per un provvedimento di commissariamento.

9 marzo 2006 – Con Ordinanza n. 3504 – dodici giorni dopo l’intesa – il Presidente del Consiglio dei Ministri, nell’ultima seduta del governo, all’ultimo punto dell’ordine del giorno, su proposta del Capo del Dipartimento della Protezione Civile e sulla base degli atti sopra citati, nomina l’architetto Adriano Goio “Commissario delegato per la realizzazione degli interventi urgenti per il superamento della situazione di emergenza socio-economico-ambientale determinatasi nell’asta fluviale del bacino del fiume Aterno ...” ed attribuisce allo stesso poteri amplissimi di adozione di piani stralcio, di scelta di interventi e di opere da realizzare; altrettanto amplissime sono le possibilità del commissario di agire al di fuori del disposto di leggi nazionali e regionali, di piani regionali, provinciali e comunali, di regolamenti e disposizioni. E’ previsto persino che possano essere sostanzialmente o completamente superate, dal Commissario, obblighi comunitari severi come le procedure per le Valutazioni dell’Impatto Ambientale relative alle opere (V.I.A.) o per l’intero bacino, le procedure di Valutazione Ambientale Strategica ( V.A.S.).

Al Commissario, quindi, attraverso la protezione civile, viene assegnata, insieme ai poteri straordinari a cui si fa ricorso in caso di disastri quali terremoti, alluvioni o tsunami, anche una sostanziosa dotazione economica.

Il decreto del marzo scorso recita infatti “Considerato che la situazione emergenziale in atto non consente l’espletamento delle procedure ordinarie, bensì richiede l’utilizzo di poteri straordinari in deroga alla vigente normativa …”.

4 ottobre 2007 il governo nazionale vara l’OPCM n. 3614 del 4/10/2007 a seguito della scoperta della grande discarica di rifiuti chimici di Bussi sul Tirino che si dispiega al di sotto dell’autostrada A24 (ivi sopraelevata su piloni), di fronte alla stazione ferroviaria , a contatto con il fiume Pescara, in prossima della località Tremonti (cosiddetta “megadiscarica”), e dei gravi episodi venuti alla luce, di inquinamento delle falde idriche superficiali e profonde della vallata e della contaminazione delle acque distribuite ad uso potabile, prelevate dai pozzi di S.Angelo in Castiglione a Casauria con sostanze clorurate di origine chimico-industriale del tipo storicamente trattato nello storico polo chimico Montedison.

Questa nuova ordinanza dispone che “il dott. Adriano Goio, nominato ai sensi dell’art. 1 dell’ordinanza di protezione civile n. 3504 del 9 marzo 2006, Commissario delegato per la realizzazione degli interventi urgenti necessari per il superamento della situazione di emergenza socio-economico-ambientale determinatasi nell’asta fluviale del bacino del fiume Aterno, provvede, altresì, a porre in essere ogni utile iniziativa volta al superamento del nuovo, sopravvenuto contesto critico relativo alla discarica abusiva in località Bussi. Dispone altresì che “in particolare, il predetto Commissario provvede a diffidare i soggetti responsabili alo svolgimento degli interventi di caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica di rispettiva competenza e provvede in via sostitutiva , in caso di inadempienza dei medesimi, procedendo anche alle occorrenti iniziative tecniche, amministrative e di rappresentanza in sede giudiziaria per il risarcimento del danno ambientale…. Lo stesso Commissario provvede all’esercizio di ogni eventuale azione di rivalsa per le spese sostenute.”

In pratica con questo nuovo provvedimento il governo nazionale estende – o puntualizza “in partocolare”- i compiti ed i poteri del Commissario.

21 dicembre 2007- Il governo nazionale emana il DPCM (pubbl. su G.U. n. 3 del 4-1-2008) in cui “ ai sensi e per gli effetti dell’art. 5, comma 1, della legge 24 febbraio 1992, n. 225, è prorogato fino al dicembre 2009 lo stato di emergenza in relazione alla crisi di natura socio-economico-ambientale determinatasi nell’asta fluviale del bacino del fiume Aterno”.

Gli esponenti non hanno rinvenuto, via internet, ulteriori atti decretativi.

Considerazioni

Sulla natura dell’emergenza socio-economico-ambientale

1) Lo stato di emergenza di cui alla nota 31 gennaio 2006 del Presidente della Giunta Regionale dell’Abruzzo, secondo quanto riportato dagli organi di stampa, era di tipo socio-ambientale. Non si capisce, pertanto, come il governo nazionale l’abbia potuto interpretare come anche di tipo economico e trasformarlo nei decreti come socio-economico-ambientale.

2) All’atto dell’adozione della prima ordinanza, quando -si badi- non ancora venivano scoperte le discariche di Bussi sul Tirino e le contaminazioni delle acque sotterranee e del fiume, non risulta che un organo tecnico-scientifico competente in materia ambientale (a partire dall’ARTA- Agenzia Regionale per la Tutela Ambientale) abbia certificato alla Giunta regionale ed al governo centrale l’intervenuta situazione di “grave crisi”, di tale urgenza e dimensione che sarebbe risultata non fronteggiabile con gli strumenti legislativi, pianificatori ed operativi ordinari, tanto da giustificare il ricorso a procedure eccezionali extra ordinem. Neppure dalla lettura delle serie storiche dei dati ambientali relativi ai monitoraggi chimico-fisico-biologici effettuati sul bacino idrografico Aterno-Pescara sono stati trovati indizi della sopravvenuta grave situazione di crisi e dal “Rapporto sullo Stato dell’Ambiente in Abruzzo nel 2005”, pubblicato dall’ARTA-Abruzzo, sulla base di propri dati ufficiali, si evince in alcun modo una crisi come quella invocata: i punti di asta fluviale monitorati periodicamente sul bacino hanno fornito in 5 casi il risultato di “buono stato” (!), in 1 caso “sufficiente”, in 4 casi “scadente” e solo un tratto è classificabile come “pessimo”. Dal rapporto si evince invece come altri fiumi abruzzesi quali il Saline, il Moro, il Feltrino, abbiano una qualità ambientale decisamente peggiore (essendo classificati con il giudizio di “pessimo” stato), ma non sono stati ritenuti meritevoli di commissariamenti.

Il provvedimento di commissariamento appare, quindi, clamoroso ed immotivato sotto il profilo tecnico scientifico e non sappiamo su quali fondamenta poggi la dichiarazione sullo stato di crisi inviato dalla Regione Abruzzo al Governo.

Sull’ambito territoriale di competenza del Commissario

Com’è noto il fiume Aterno scorre per la quasi totalità del suo percorso in provincia dell’Aquila e confluisce nel Pescara all’interno dell’abitato di Popoli, appena pochi chilometri dopo che il corso d’acqua ha raggiunto la provincia di Pescara, a poco più di 60 km dalla foce. Da quel punto in poi il fiume prende il nome di “Pescara” mentre il suo territorio di drenaggio – vale a dire il bacino idrografico di alimentazione- si chiama “Aterno-Pescara”.

Dalla lettura letterale della citata Ordinanza n. 3504 del 9 marzo 2006 si rileva che l’ambito territoriale sottoposto al Commissariamento sia esclusivamente il fiume Aterno. Tuttavia il Commissario ha adottato atti ed iniziative anche sul territorio di pertinenza del fiume Pescara tra cui ricordiamo la chiusura dei pozzi Sant’Angelo in Castiglione a Casauria (PE) il 10 agosto 2007, prima dell’OPCM n. 3614 del 4/10/2007 che, comunque, ha esteso la sua competenza esclusivamente ai temi della bonifica e messa in sicurezza della “megadiscarica di Bussi . Altro atto clamoroso è stato realizzazione del pozzo San Rocco, ricavato sull’asfalto tra una strada ed un parcheggio in pieno centro di Bussi, per fornire acqua potabile in alternativa ai predetti pozzi Sant’Angelo contaminati; oltre alla posizione assolutamente infelice di questo pozzo (la cui ubicazione ha ignorato le fasce di rispetto imposte dalla normativa e prescritte dalla buona pratica per evitarne la contaminazione e rischi di eventi incidentali) la sua vicinanza al polo chimico inquinato portò, alla fine, a dover verificare una qualità dell’acqua non idonea a poter essere impiegata per l’uso potabile per cui era stato realizzato.

In pratica il Commissario ha adottato comportamenti come se la propria competenza territoriale fosse stata sull’intero bacino idrografico Aterno-Pescara, esteso per 1/3 dell’intera superficie territoriale della Regione Abruzzo; non si capisce allora, secondo questa interpretazione derivante dai suoi comportamenti, perché siano stati estesi i suoi poteri ai temi della “megadiscarica di Bussi” quando i poteri per intervenire erano già pienamente in proprio possesso e rientranti nella crisi (quest’ultima di Bussi effettiva, nota e conclamata) “socio-economico-ambientale”.

Se invece la competenza fosse stata limitata all’asta fluviale del bacino del fiume Aterno (e neanche al bacino idrografico dell’Aterno, ma unicamente al corridoio fluviale), saremmo di fronte ad una serie di abusi, di invasioni di campo e confusioni istituzionalmente rilevanti

Del resto l’equivoco contenuto nell’ OPCM non è da poco se il sen. Francesco Ferrante ha rivolto, in merito, il 1 agosto 2007 un’interrogazione al Governo per chiedere “di conoscere nel dettaglio quale sia l’ambito di competenza del Commissario delegato e, più specificatamente, se l’azione ed i poteri dello stesso interessino, oltre all’asta fluviale del fiume Aterno, anche l’asta fluviale del fiume Pescara.”

Sui compiti del Commissario

I compiti affidati nel decreto sono vastissimi e praticamente onnicomprensivi:

  • opere di regolazione della portata del fiume al fine di assicurare il Deflusso Minimo Vitale (DMV) nonché consentire l’uso di acque superficiali per usi duali (potabilizzatori di acque di fiume?);

  • realizzazione fogne, depuratori (anche ampliamenti);

  • espletamento, in via generale, di tutte le altre iniziative comunque necessarie al superamento del contesto emergenziale in rassegna, con particolare riferimento a quelle funzionali alla sicurezza idraulica ed al ripristino ambientale.

Inoltre “tutte le iniziative ritenute comunque necessarie per il superamento del contesto emergenziale”.

Va considerato inoltre che l’estensione delle competenze commissariali (o la puntualizzazione di un aspetto delle stesse) sulla discarica dei rifiuti chimici di proprietà Montedison, sancita dall’OPCM n. 3614 del 4/10/2007, va inquadrata anche alla luce del decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 29 maggio 2008 recante “Istituzione e perimetrazione del sito di bonifica di interesse nazionale in località “Bussi sul Tirino” (G.U. n. 172 Serie Generale, del 28-7-2008) risultandone il seguente quadro generale attualmente in essere:

  1. la competenza della procedura di bonifica delle aree interne allo stabilimento ex Montedison (oggi Solvay Solexis) è dell’attuale proprietà;

  2. la competenza sulle medesime procedure di bonifica , all’interno del S.I.N. (Sito di bonifica d’Interesse Nazionale) nelle aree esterne allo stabilimento è in capo alle singole proprietà attuali dei terreni contaminati o di chi ne ha la concessione (ENEL, ad esempio, per gli invasi delle dighe);

  3. la competenza per la bonifica delle aree pubbliche è di competenza delle rispettive Amministrazioni locali.

Tutti gli interventi afferenti alle competenze sopra citate sono coordinati ed approvati dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare titolare della Conferenza dei servizi all’uopo istituita.

d) la sola discarica di Bussi sul Tirino, di proprietà Montedison, sulla sponda sinistra del fiume Pescara prospiciente la stazione ferroviaria è, per le procedure di indagini preliminari, caratterizzazione, messa in sicurezza d’emergenza e bonifica, di competenza del Commissario straordinario.

Va rilevato che, per quest’ultima importantissima area si registra, a oltre tre anni dalla sua scoperta e nonostante il decreto del 4 ottobre 2006, una inerzia inammissibile. L’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale) – Servizio per le Emergenze Ambientali- in un proprio documento rimesso al ministero dell’Ambiente da titolo “ procedimento Penale n. 12/2006 R.G.N.R. (Tribunale di Pescara) VALUTAZIONE DEL DANNO AMBIENTALE del dicembre 2009così descrive l’area:

Discarica abusiva di località Tre Monti: …di proprietà delle società che hanno gestito lo stabilimento industriale, è stata individuata, fin dal nel 2005, una discarica abusiva di circa 33.000 mq, in cui sono stati smaltiti, durante gli anni ’60 e ’70, ingenti quantitativi di rifiuti provenienti, in massima parte, dall’impianto cloro-metani. I rifiuti sono abbancati sul suolo, senza alcun sistema di impermeabilizzazione, contenimento o di copertura, e risultano oggi commisti con il terreno. Nel corso della caratterizzazione eseguita nel 2007 dai consulenti tecnici del processo, sono state infatti accertate, in più di venti punti di campionamento distribuiti a maglia regolare su tutta la zona, elevate concentrazioni di solventi organici clorurati (anche superiori alle soglie di contaminazione previste per la bonifica), nonché la presenza di mercurio e di piombo. Tale contaminazione è da connettere, come è evidente, alle specifiche tipologie dei rifiuti che erano tipicamente prodotte nello stabilimento industriale. “Presso l’area non è stata ad oggi avviata alcuna attività di bonifica. Il volume del terreno commisto ai rifiuti e contaminato può stimarsi facendo riferimento alla profondità raggiunta dai punti di campionamento in cui è stata rilevata la contaminazione. In particolare la profondità media dei punti di campionamento della caratterizzazione del 2007 corrisponde a 3,7 m. Atteso peraltro che i campioni del “fondo scavo” di quasi tutti i punti di campionamento sono risultati contaminati, la contaminazione si estende certamente anche al terreno sottostante lo scavo per una profondità che, assunta in via cautelativa, non può essere inferiore a 0,5 m. Pertanto, considerando un’area di 33.000 mq ed una profondità media di (3.7 + 0.5=) 4.2 m, il volume del terreno contaminato corrisponde, in via cautelativa e fermi restando eventuali ulteriori approfondimenti di indagine, a circa 138.600 mc, equivalenti a 194.040 t (considerando che il terreno abbia una densità pari a 1,4 t/mc).

Cosa è stato fatto

L’unica iniziativa degna di nota assunta dal Commissario in merito alla gravissima situazione della cosiddetta “megadiscarica” di Bussi-Tre Monti è l’aver portato all’approvazione un progetto alla Conferenza dei Servizi del S.I.N. Nazionale Bussi convocata dal Ministero dell’Ambiente, del Territorio e del Mare svoltasi a Roma 14 dicembre 2009. E’ stato portato all’approvazione (specificando che questa non era dovuta) un progetto già illustrato un anno e mezzo prima, con piccole modifiche consistenti nella previsione di una barriera antierosiva (gabbioni in rete metallica) aggiunta a protezione della sponda fluviale in erosione verso la discarica , e il terreno vegetale da mettere a copertura dei teli di plastica, all’epoca non previsti.

La società di gestione dell’Autostrada (“Strada dei Parchi”) in quella sede dichiarava, interpellata nel merito, di farsi carico della sistemazione dei pluviali che scolano sulla discarica e che il modo di realizzare il progetto andava concordato con l’ANAS proprietaria dell’arteria..

Il Commissario chiariva che l’intervento di M.I.S.E. (Messa In Sicurezza d’Emergenza) andava realizzato in danno dopo il rifiuto di Montedison ad operare, e a quel punto i rappresentanti di Montedison (proprietaria dell’area) confermavano invece di essere disposti a collaborare coprendo i costi dell’intervento che resta comunque sotto responsabilità commissariale.

Sempre in sede di Conferenza dei servizi il Commissario dichiarava che l’onere è (da lui) attribuita a Montedison in qualità di proprietaria dell’area e non di responsabile dell’inquinamento, in quanto le responsabilità dovranno essere accertate penalmente.

Il Ministero ribadiva la necessità di poter disporre di dati sulle caratteristiche di esondabilità dell’area di discarica, e di procedere alla caratterizzazione dell’area (che nel progetto presentato è assente).

Si rileva che il progetto presentato appare complessivamente lacunoso, parziale, e inadeguato in quanto consiste, sostanzialmente, nella copertura superficiale della discarica – previa eliminazione della vegetazione spontanea nel frattempo insediatasi sopra di essa, con un telo di plastica munito di sfiati per evitare l’infiltrazione delle acque piovane che potrebbero contribuire alla movimentazione ed alla diffusione di inquinanti, verso l’ambiente esterno.

Nulla è previsto in quel progetto per l’isolamento (messa in sicurezza di emergenza di cui al D.Lgs 152/06 e s.m.i.) del fondo e dei lati del grande ammasso dei rifiuti abbancati sulla sponda del fiume e in vicinanza delle falde idriche.

Eppure il Commissario aveva sicura contezza della gravità della situazione e della necessità ed urgenza di provvedere all’isolamento della discarica dal flusso delle acque sotterranee e di proteggerla dalle possibili esondazioni fluviali. Infatti un documento a propria firma dell’11 aprile 2008, rivolto alla Società Montedison S.r.l. e per conoscenza alla Società Edison , entrambe in Milano- Foro Bonaparte, 31, scrive tra l’altro:

L’area in questione risulta gravemente contaminata ed inquinata e cagiona, in quanto non ancora messa in sicurezza ed ai sensi dell’art. 2051 cc, grave danno ambientale alle risorse ambientali circostanti e alle risorse idriche locali;

Rilevava inoltre che “gli inquinanti dispersi dal terreno nelle acque superficiali dei due fiumi…..e che per quanto riguarda le acque sotterranee i piezometri collocati a monte dei terreni in questione hanno rilevato uno stato di qualità dell’acqua “buono” e man mano che si procede verso valle si assiste ad un progressivo incremento dei contaminanti clorurati, raggiungendo il massimo grado di contaminazione proprio nei piezometri posti immediatamente a valle del sito, dove si sono rilevate concentrazioni fortemente superiori ai limiti per molte sostanze, tra cui idrocarburi clorurati cancerogeni quali l’esacloroetano, il tetracloroetilene e il tricloroetilene”.

La nota fissa in una serie di punti gli adempimenti che ingiunge alla Società. I punti “A” e “B” riguardano la “predisposizione di un piano di caratterizzazione del terreno per realizzare la caratterizzazione stessa ed avviare gli interventi di messa in sicurezza e per attuare l’intero procedimento di bonifica”.

Inoltre al punto “C” della citata nota: ”Avviare, in relazione alla contaminazione delle acque di falda, l’emungimento delle acque di falda in corrispondenza dei piezometri nei quali si siano misurati superamenti di oltre 10 volte i limiti fissati dalla tabella 2 Allegato 5, Parte Quarta, Titolo V del D.Lgs 152/2006, e inviare le acque emunte ad idoneo impianto di trattamento;

E al successivo punto “D” :”Adottare, in relazione alla contaminazione dell’acqua di falda, misure di messa in sicurezza d’emergenza da attuare mediante lo sbarramento fisico della falda contenuta sia nei terreni di riporto che negli strati permeabili, al fine di impedire la diffusione della contaminazione verso le altre risorse ambientali contigue”;

E al punto “E” : “presentare allo scrivente Ufficio Commissaiale il progetto di bonifica dei suoli inquinati e della falda dell’intera area che tenga conto della caratterizzazione”.

Nella nota quivi riportata il Commissario fissava il termine di 90 giorni per la presentazione degli elaborati degli interventi, annunciava in caso di inadempienza l’esercizio di azione sostitutiva in danno e successiva azione di rivalsa nei confronti della Società, avvertendo la Stessa dell’avvio del relativo procedimento amministrativo.

Sugli accertamenti in relazione all’alluvionabilità del sito va detto che esistono nei pressi della discarica e non lontano da essa, idrometrografi su tutti i fiumi interessati, le relative serie storiche delle portate idriche misurate e registrate. Il più vicino è a 100 m a valle della discarica, nella medesima località “Tre Monti”; altri due sono poco a monte, in territorio di Popoli, ed un altro è all’interno dell’abitato di Bussi sul fiume Tirino. Dai dati storici – e ufficiali- di portata dei fiumi è possibile calcolare l’innalzamento del livello delle acque in caso di piena e scoprire se la discarica è a rischio di essere travolta da una piena eccezionale o di essere inondata periodicamente e produrre inquinamento in caso di piene ordinarie. Da una stima che abbiamo condotto (per ora grossolanamente) inondazioni della discarica sono possibili, anzi probabili, perché localmente l’aumento del livello delle acque può raggiungere e superare i 3 m.

Si tiene a ricordare che il compito della messa in sicurezza (come definita dalla legge e nei decreti attuativi…) è comunque sempre quello di confinare l’inquinamento in sito ed impedire che dalla fonte questo continui ad essere emesso verso le matrici esterne. Il progetto di copertura superficiale di “messa in sicurezza”non può quindi essere definita tale..

 

Conclusioni: a tutt’oggi nulla di quanto era doveroso e necessario fare è stato fatto. E neppure gli interventi programmati, seppur limitati, parziali e largamente insufficienti, sono stati effettuati o avviati.

Neppure provvedimenti semplicissimi e non onerosi come la canalizzazione e l’allontanamento delle acque di scolo raccolte dal sedime autostradale sono stati attuati: in questa primavera 2010, particolarmente piovosa la discarica è intrisa di acqua a saturazione tanto che la stessa ha dato luogo a importanti fenomeni di erosione superficiale con trascinamento di terre inquinate, ghiaia e ciottoli dentro l’alveo del fiume Pescara, ben visibili a monte, proprio all’inizio del territorio contaminato.

Non risulta, ad oggi, che il Commissario abbia adottato i poteri straordinari, extra ordinem, di cui dispone, né procedure ordinarie, neppure per la parte squisitamente conoscitiva e di studio quale la caratterizzazione.

Infatti la caratterizzazione effettuata a fini di giustizia può essere un utile riferimento ausiliario a quella, diversa, necessaria ai fini della migliore strategia di messa in sicurezza e per studiare le possibilità tecniche e tecnologiche per la bonifica, stimarne i tempi, i costi, l’impegno di risorse umane.

Le Associazioni Italia Nostra, Marevivo, Ecoistituto Abruzzo e Mila Donnambiente hanno già inviato in data 27 ottobre 2009, una diffida ad adempiere predisposta dall’Avv. Veronica Dini, del foro di Milano, all’indirizzo del Commissario arch. Adriano Goio, preoccupati dello stato di immobilismo registrato per questa grave situazione e per i rischi connessi per la salute e per l’ambiente.

Si vedono ora costretti ad esporre a codesta spett.le Procura i fatti perché vengano accertate violazioni di legge e le relative responsabilità ecc…