Firenze sul lastrico, musei restano chiusi. L’appello del sindaco Nardella e dell’assessore Sacchi
“I MUSEI CIVICI DI FIRENZE NON RIAPRIRANNO IL 18 MAGGIO”: LO HA COMUNICATO L’ASSESSORE ALLA CULTURA, DENUNCIANDO LO STATO DI GRAVE DEFICIT FINANZIARIO IN CUI SI TROVA IL CAPOLUOGO TOSCANO.
La Fase 2, che non ha nulla a che fare con il “ritorno alla normalità”, può essere il momento della ripartenza, ma può anche trasformarsi nell’incubo della crisi economica in arrivo. Si è alle prese con la definizione di nuove misure che regoleranno le abitudini quotidiane e sociali per chissà quanto tempo ancora, ma si è anche intenti a contare i danni che questi mesi di lockdown hanno fatto finora nelle casse pubbliche e nelle tasche dei privati. Un appello allarmante proviene da Dario Nardella, sindaco di Firenze, il quale denuncia un buco di almeno 190 milioni nei conti del Comune. Una situazione particolarmente gravosa per una delle città più conosciute e visitate a livello internazionale, che sul turismo e sulle tasse di soggiorno aveva in gran parte disegnato la propria sostenibilità finanziaria.
FIRENZE IN CRISI, PARLA IL SINDACO NARDELLA
Ora, quei milioni di turisti annui non ci sono più e non riappariranno con tutta probabilità fino al prossimo anno. E allora, quale ripartenza? Lo scenario dell’immediato futuro è grottesco, con un sindaco che minaccia: “sono pronto a staccare l’illuminazione pubblica. Una iperbole? No, perché farò questo prima di dover tagliare servizi essenziali come l’assistenza ad anziani e disabili, o i contributi alle famiglie in difficoltà. Se non ci danno una mano dovremmo prendere in considerazione anche l’ipotesi di far pagare una retta minima per le scuole materne. Inoltre, non siamo in grado di garantire gli stipendi ai 4.100 dipendenti comunali da qui a fine anno: ogni mese servono 15 milioni e sono molto preoccupato”, come ha spiegato in un’intervista per il Corriere della Sera, scagliandosi contro misure governative considerate inconsistenti e appellandosi a un bisogno disperato di liquidità per tenere in vita almeno i servizi primari.
FIRENZE IN CRISI, I MUSEI CIVICI NON RIAPRIRANNO
In una cornice in cui pure l’illuminazione pubblica è minacciata, figurarsi le attività culturali. Il 18 maggio, probabile data di riapertura dei musei, i civici di Firenze non riapriranno. Le criticità sono molteplici: agli alti costi di gestione (ricordiamo che “tenere aperti i musei”, pur senza eventi speciali o mostre esterne, rappresenta comunque una spesa significativa), corrisponde un’affluenza che rimarrebbe senza dubbio bassa proprio a causa di quella fetta di turismo internazionale che viene a mancare, la quale non potrebbe essere sostituita in nessun modo da un pubblico solo locale. A spiegarlo è stato l’assessore alla cultura di Firenze Tommaso Sacchi. “In questi giorni abbiamo raccolto le stime e le valutazioni dell’area tecnica di Palazzo Vecchio: un mese e mezzo di apertura parziale, solo nel weekend, di appena tre musei, costerebbe mezzo milione di euro. Sono soldi che non abbiamo e senza le rassicurazioni che abbiamo richiesto al Governo nelle ultime 5 settimane sul ristoro anche parziale della tassa di soggiorno non possiamo impegnare questa spesa”, ha affermato con costernazione l’assessore. “Abbiamo fatto di tutto per non arrivare a questa decisione dolorosa e anche fortemente simbolica, ma siamo costretti a farlo: avremmo visitatori limitatissimi e spese alte per adeguarci alle indicazioni che sappiamo saranno disposte per far fronte al rischio sanitario. Il tutto con un ammanco totale nelle casse del Comune, ad oggi, di 190 milioni di euro”.
FIRENZE IN CRISI, RIMANGONO CHIUSI ANCHE I TEATRI
La situazione è gravissima anche per i teatri, i quali rispettando le norme di distanziamento sociale e riducendo drasticamente i posti non potrebbero in alcun modo sostenersi. Un problema che si aggiunge alla crisi attuale del Comune di Firenze. Sacchi, che è presidente della Fondazione teatro della Toscana, ha quindi annunciato anche la mancata riapertura dei teatri della Fondazione. “Per quanto riguarda la graduale riapertura dei nostri teatri e d’intesa col direttore Marco Giorgetti abbiamo deciso di non riaprire: anche in questo caso, troppo alti i costi di sanificazioni e dovuti alla riduzione del pubblico, si stimano 40 mila euro aggiuntivi al mese, con un pubblico giustamente prudente e colpito da questa crisi economica. Credo che sia meglio proseguire con gli ammortizzatori sociali e riaprire quando non ci sarà più rischio di ricadute o recrudescenze della pandemia”. Al di là dei costi di musei e teatri, Firenze sta attraversando un deficit dovuto dalla principale fonte di indotto che è venuta a mancare. Da una parte bisogna ridisegnare senz’altro un futuro più sostenibile, dall’altra bisogna rendersi conto che il tanto odiato turismo mordi e fuggi permetteva alla città di tenere in vita i suoi spazi culturali. Oggi, senza il temuto overturism, tutto questo non appare più possibile.
–Giulia Ronchi
Fonte: Artribune