Padova, Bologna e Montecatini patrimonio Unesco, salgono a 58 i siti italiani

Il Comitato del Patrimonio mondiale dell’Unesco, riunito a Fuzhou (Cina), ha decretato l’inserimento delle “Great SPAs of Europe” – (candidatura transnazionale Italia, Repubblica Ceca, Regno Unito, Francia, Germania, Austria, Belgio), tra le quali anche Montecatini Terme – e di “Padova Urbs Picta. Giotto, la Cappella degli Scrovegni e i cicli affrescati del Trecento” nella lista del Patrimonio Mondiale. L’Italia arriva così a 58 siti Unesco. L’ultimo sito a essere iscritto erano state nel 2019 “Le colline del prosecco di Conegliano e Valdobbiadene”, il primo nel 1979 “La Val Camonica e l’arte rupestre”.

I 58 SITI ITALIANI

Questa la lista dei 58 siti italiani dichiarati patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco:

VALLE CAMONICA – L’Arte Rupestre (1979); MILANO – Il “Cenacolo” di Leonardo da Vinci in Santa Maria delle Grazie (1980); ROMA – La città storica (1980-1990); FIRENZE – Il Centro Storico (1982); PISA – La Piazza del Duomo (1987); VENEZIA E LA SUA LAGUNA (1987); SAN GIMIGNANO – Il Centro Storico (1990); MATERA – I Sassi (1993); VICENZA – La città e le ville palladiane nel Veneto (1994-1996); NAPOLI – Il Centro Storico (1995); CRESPI D’ADDA – L’insediamento industriale (1995); SIENA – Il Centro Storico (1995); FERRARA, città del Rinascimento e il suo Delta del Po (1995-1999); PIENZA – Il Centro Storico (1996); CASTEL DEL MONTE (1996); RAVENNA – I Monumenti Paleocristiani (1996); ALBEROBELLO – I Trulli (1996); LE RESIDENZE DELLA CASA REALE DI SAVOIA IN PIEMONTE (1997); PADOVA – L’Orto Botanico (1997); PORTO VENERE – Le cinque terre e Isole di Palmaria, Tino, Tinetto (1997); AGRIGENTO – L’area archeologica (1997);

MODENA – La Cattedrale, la Torre Civica e Piazza Grande (1997); AMALFI – La Costiera Amalfitana (1997); POMPEI, ERCOLANO E TORRE ANNUNZIATA – Le aree archeologiche (1997); BARUMINI – Il villaggio nuragico “Su Nuraxi” (1997); PIAZZA ARMERINA – La Villa Romana del Casale (1997); CASERTA – La Reggia, il Parco, San Leucio e l’acquedotto Vanvitelliano (1997); CILENTO – Il Parco Nazionale e il Vallo di Diano, Paestum, Velia e la Certosa di Padula (1998); URBINO – Il Centro Storico (1998); AQUILEIA – L’Area Archeologica e la Basilica Patriarcale (1998); TIVOLI – Villa Adriana (1999);

ISOLE EOLIE – Lipari, Vulcano, Salina, Stromboli, Filicudi, Alicudi e Panarea (2000); VERONA – La città (2000); ASSISI – La Basilica di San Francesco e altri siti Francescani (2000)); TIVOLI – Villa d’Este (2001); VAL DI NOTO – Le città Tardo Barocche (2002); SACRI MONTI DEL PIEMONTE E DELLA LOMBARDIA (2003); VAL D’ORCIA (2004); CERVETERI E TARQUINIA – Le necropoli etrusche (2004); SIRACUSA E LE NECROPOLI RUPESTRI DI PANTALICA (2005); GENOVA – Le Strade Nuove e il Sistema dei Palazzi dei Rolli (2006); LA FERROVIA RETICA nei paesaggi di Albula e Bernina (2008);

MANTOVA E SABBIONETA (2008); LE DOLOMITI (2009); IL MONTE SAN GIORGIO (2010); SITI PALAFITTICOLI PREISTORICI NELL’ARCO ALPINO (2011); I LONGOBARDI IN ITALIA. I LUOGHI DEL POTERE (568-774 D.C.) (2011); VILLE E GIARDINI MEDICEI IN TOSCANA (2013); IL MONTE ETNA (2013); I PAESAGGI VITIVINICOLI DEL PIEMONTE: LANGHE – ROERO E MONFERRATO (2014); PALERMO ARABO-NORMANNA E LE CATTEDRALI DI CEFALÙ E MONREALE (2015); FORESTE PRIMORDIALI DEI FAGGI DEI CARPAZI E DI ALTRE REGIONI D’EUROPA; OPERE DI DIFESA VENEZIANE TRA IL XVI ED IL XVII SECOLO: STATO DI TERRA – STATO DI MARE OCCIDENTALE (2017); IVREA, CITTA’ INDUSTRIALE DEL 20ESIMO SECOLO (2018); LE COLLINE DEL PROSECCO DI CONEGLIANO E VALDOBBIADENE (2019), PADOVA URBS PICTA, GREAT SPAS OF EUROPE e PORTICI DI BOLOGNA (2021).

UN PO’ DI STORIA

Il primo sito in assoluto a essere discusso dall’Unesco e quindi inserito nella lista patrimonio mondiale dell’umanità, furono le Isole Galapagos, in Ecuador, nel 1978. Della prima lista stilata facevano parte, tra gli altri, anche Quito (Ecuador), la cattedrale di Aquisgrana (Germania), il Centro storico di Cracovia (Polonia) e il Parco Nazionale di Yellowstone (Stati Uniti).

Il primo sito italiano a diventare patrimonio mondiale dell’umanità Unesco fu nel 1979 la Val Camonica e la sua arte rupestre. Queste le motivazioni: “Le incisioni rupestri della Valle Camonica affondano le loro radici ad 8000 anni prima della nostra era. Non è necessario insistere sul carattere particolarmente prezioso delle manifestazioni umane che risalgono ad un periodo così antico; costituiscono una straordinaria documentazione figurata sui costumi e sulle ideologie preistoriche. L’interpretazione, la classificazione tipologica e gli studi cronologici su questi petroglifi hanno apportato un contributo considerevole nei settori della preistoria, della sociologia e della etnologia”.

Nel 1980 fu la volta della Chiesa e il Convento Domenicano di Santa Maria delle Grazie con il “Cenacolo” di Leonardo da Vinci a Milano. “Il Cenacolo ha esercitato un’influenza considerevole, non soltanto sullo sviluppo di un tema iconografico ma anche sul destino della pittura. Si ricorda, da Heydenreich, il sovradimensionamento delle figure in rapporto allo spazio; si concorderà che si tratti di uno dei primi dipinti classici in cui si fissa un istante preciso e breve, piuttosto che la durata infinita. Al di là del semplice fatto che L’ultima cena è uno dei dipinti più riprodotti o rielaborati, non è esagerato affermare che la sua realizzazione ha aperto una era nuova nella storia dell’arte”.

Sempre nel 1980 toccò al centro storico di Roma, le Proprietà Extraterritoriali della Santa Sede nella Città e San Paolo fuori le Mura. “Il valore dei siti archeologici di Roma, centro della civiltà che trae il suo nome dalla città stessa, è universalmente riconosciuto. Roma conserva una quantità straordinaria di resti monumentali dell’antichità classica, che sono sempre rimasti visibili e sono in eccellente stato di conservazione, costituendo una testimonianza unica delle varie fasi di sviluppo e delle diverse tipologie architettoniche, urbane e delle arti, che coprono oltre un millennio di storia; l’intero Centro Storico, così come i singoli edifici, testimonia il succedersi ininterrotto di tremila anni di storia dell’umanità. Il sito si caratterizza per la stratificazione di linguaggi architettonici, la ricchezza di tipologie edilizie e l’originalità dell’articolazione degli spazi urbani, che si integrano con la complessa morfologia dei luoghi.

Tra le realizzazioni più significative si possono citare quelle civili (Fori, Terme, cinte murarie e palazzi); quelle religiose dalle basiliche paleocristiane alle chiese barocche; le opere idrauliche (i sistemi fognari, gli acquedotti antichi ed il sistema delle fontane rinascimentali e barocche, fino alle più recenti sistemazioni degli argini del Tevere). Questa complessa e chiara diversità di stili si fonde in un insieme fortemente caratterizzato e capace di evolversi nel tempo”.

Il centro storico di Firenze fu inserito nella lista Unesco nel 1982: “L’insieme urbano di Firenze è di per sé una realizzazione artistica unica, un capolavoro assoluto, frutto di una continua creazione durata sei secoli. Qui troviamo, oltre ai Musei (Archeologico, Uffizi, Bargello, Pitti, Accademia, ecc.) la più forte concentrazione di opere d’arte conosciute in tutto il mondo – la Cattedrale di Santa Maria del Fiore, il Battistero e il Campanile di Giotto, la Piazza della Signoria dominata da Palazzo Vecchio e dal Palazzo degli Uffizi, San Lorenzo, Santa Maria Novella, Santa Croce con la Cappella Pazzi, Santo Spirito, San Miniato ed il Convento di San Marco che ospita le pitture del Beato Angelico”.

Venezia e la sua laguna nel 1987: “Venezia è un’opera d’arte senza eguali. La città è costruita su 118 isolette e sembra galleggiare sulle acque della laguna dando forma ad un paesaggio indimenticabile la cui bellezza imponderabile ha ispirato Cataletto, Guardi, Turner e tanti altri pittori. La Laguna di Venezia possiede inoltre una delle maggiori concentrazioni di capolavori al mondo: dalla cattedrale di Torcello alla Chiesa di Santa Maria della Salute, tutti i secoli di una straordinaria Età dell’Oro sono rappresentati da monumenti di eccezionale bellezza: San Marco, Palazzo Ducale, San Zanipolo e la Scuola di San Marco, i Frari e la Scuola di San Rocco, San Giorgio Maggiore e così via.

Con l’eccezionalità di un sito archeologico ancora animato di vita, Venezia stessa è la testimonianza del suo passato. La signora dei mari è un ponte tra l’Oriente e l’Occidente, fra l’Islam e la Cristianità e continua a vivere nelle migliaia di monumenti e vestigia di epoche passate”.

Nel 1993 è stata la volta dei Sassi e il Parco delle Chiese Rupestri di Matera: “I Sassi e il Parco di Matera sono un notevole esempio di insediamento rupestre perfettamente adattato al contesto geomorfologico e all’ecosistema attraverso una continuità di oltre due millenni”

Nel 1995 è stata la volta di Siena e Ferrara. La prima perché “grazie alle proprie caratteristiche urbane ed architettoniche, il centro storico di Siena è una testimonianza del genio creativo dell’uomo, ed esprime concretamente la capacità artistica ed estetica umana”; la seconda in quanto “gli sviluppi a livello di pianificazione urbanistica realizzati nella Ferrara rinascimentale ebbero una profonda influenza sulla progettazione urbanistica e su processi di conservazione programmati nel corso di secoli a venire. la “scuola di architettura” ferrarese (Biagio Rossetti, Girolamo da Carpi, Giambattista Aleotti, …) esportò metodi ed elementi di design urbanistico, come mura e fortezze, anche nella pianificazione di altre città italiane ed europee”

Sempre nel 1995 fu il centro storico di Napoli a diventare patrimonio mondiale dell’umanità, con queste motivazioni: “Il centro storico di Napoli affacciato sulla baia di Napoli è un esempio eccezionale di complesso urbanistico e monumentale che illustra stadi significativi della lunga storia della penisola italiana e del bacino del Mediterraneo. Lo schema urbano dell’antica Neapolis è ancora visibile e costituisce il modulo fondante del tessuto attuale del centro storico di Napoli. Dal Medioevo al XVIII secolo Napoli fu uno dei centri più vivaci dal punto di vista delle produzioni artistiche e architettoniche che si espressero nelle sue antiche fortezze, nei suoi complessi reali, come il Palazzo Reale del 1600, e l’insieme delle chiese e palazzi commissionati da nobili famiglie. Questi elementi fornirono un contributo determinante, in particolare, allo sviluppo dell’architettura di interni, della pittura e della scultura”.

Nel 2000 sono diventate patrimonio mondiale dell’umanità le isole Eolie Lipari, Vulcano, Salina, Stromboli, Filicudi, Alicudi e Panarea, con questa motivazione: “La morfologia delle isole vulcaniche rappresenta un modello storico nell’evoluzione degli studi della vulcanologia mondiale. Le Isole Eolie sono uno straordinario esempio del fenomeno vulcanico ancora in corso. Studiate sin dal XVIII secolo le isole hanno fornito alla vulcanologia due tipi di eruzione (vulcaniana e stromboliana) e hanno occupato, di conseguenza, un posto eminente nell’educazione di tutti i geologi per oltre 200 anni. Il sito continua ad arricchire il campo degli studi vulcanologici”.

Nel 2008 riconoscimento a Mantova e Sabbioneta, “testimonianze eccezionali dello scambio di influenze della cultura del Rinascimento. Esse rappresentano le due principali forme urbanistiche del Rinascimento: la città di nuova fondazione, basata sul concetto di città ideale, e la trasformazione di una città esistente. La loro importanza deriva, inoltre, dall’architettura, dalla tecnologia e dall’arte monumentale. Le due città hanno giocato un ruolo eminente nella diffusione della cultura del Rinascimento dentro e fuori l’Europa”.

Nel 2013 il riconoscimento è stato attribuito al Monte Etna “uno dei più attivi vulcani iconici del mondo e uno straordinario esempio di processi geologici continui e formazioni vulcaniche. Lo stratovulcano è caratterizzato dalla quasi continua attività eruttiva dai crateri del suo vertice e abbastanza frequenti eruzioni e colate laviche dai crateri e fessure sui suoi fianchi. Questa eccezionale attività vulcanica è stato documentata da esseri umani per almeno 2700 anni ed è una delle più lunghe registrazioni documentate al mondo di vulcanismo storico”. Nel 2015 ad essere riconosciuta è stata invece la Palermo Arabo Normanna e le Cattedrali di Cefalù e Monreale.

Poi è stata la volta delle opere di difesa veneziane tra il XVI e XVII secolo (nel 2017), in quanto “costituiscono un’eccezionale testimonianza dell’architettura militare che si è evoluta tra XVI e XVII secolo e che ha interessato territori vasti e le loro interazioni. Nel loro insieme le componenti testimoniano la presenza di una rete difensiva unica tra Stato di Terra e Stato di Mar occidentale incentrato sul Mare Adriatico storicamente conosciuto come Golfo di Venezia. Tale progetto difensivo ebbe connotazione civile, militare e urbane che si estesero oltre il bacino mediterraneo spingendosi a Oriente”. Le difese veneziane “presentano tutte le caratteristiche del sistema fortificato alla moderna (sistema bastionato) testimoniando i mutamenti che furono introdotti successivamente all’introduzione della polvere da sparo. Nel loro insieme, i sei elementi dimostrano in modo eccezionale le caratteristiche di un progetto difensivo concepito sulla base di grandi capacità tecniche e logistiche, di moderne strategie di combattimento e dei nuovi requisiti architettonici applicati diffusamente nelle difese dello Stato di Terra e del settore occidentale dello Stato di Mar”.

Nel 2018 Il Comitato del Patrimonio mondiale dell’Unesco, riunito a Manama in Bahrein, ha decretato l’inserimento di “Ivrea, città industriale del XX secolo” nella lista del Patrimonio Mondiale, evidenziando la “visione moderna del rapporto tra produzione industriale e architettura” espressa dalla città piemontese. Nel 2019, ultima riunione prima della pandemia, sono entrate Le colline del prosecco di Conegliano e Valdobbiadene”. La Decisione del Comitato Unesco, nel riconoscere l’autenticità e l’integrità del sito italiano, l’efficacia del sistema di protezione e gestione messo in atto dalla autorità italiane, ne ha sottolineato il valore quale paesaggio vitivinicolo emblematico, prodotto del lavoro dell’uomo che ha saputo adattarsi e trasformare, in armonia, un contesto ambientale difficile per la particolare geomorfologia, sviluppando pratiche specifiche per l’uso del suolo.