Recuperare la chiesa di Santa Maria Paganica a L’Aquila. Un progetto contemporaneo?

FINALMENTE ALL’AQUILA HA APERTO IL MAXXI. L’ENTUSIASMO PER UN NUOVO SPAZIO CULTURALE IN CITTÀ HA RIPORTATO I RIFLETTORI SU UN EDIFICIO DISTRUTTO DAL TERREMOTO DEL 2009 E MAI RECUPERATO: LA DIRIMPETTAIA CHIESA DI SANTA MARIA IN PAGANICA

Santa Maria Paganica vista dalle finestre del Maxxi
Santa Maria Paganica vista dalle finestre del Maxxi

L’Aquila continua il suo sdrucciolevole percorso verso un recupero architettonico di uno straordinario centro storico che in larga parte porta ancora i segni del terremoto di 12 anni fa. Tra i tanti edifici vittime del sisma del 2009 anche la chiesa di Santa Maria Paganica, struttura che ancora non ha visto alcun inizio di lavori di recupero e per la quale nessun progetto indica in prospettiva una strategia di restauro: demolirla? Rifarla com’era e dov’era? Ruderizzarla definitivamente? Il dibattito si era un po’ seduto ma è tornato d’attualità grazie ad un evento importantissimo per il capoluogo abruzzese: l’apertura del Maxxi L’Aquila qualche giorno fa nel gioiellino di Palazzo Ardinghelli. Gioiellino che si trova proprio di fronte alla chiesa distrutta e che dunque costringe tutti i visitatori – numerosissimi nelle prime settimane di opening – a confrontarsi con la realtà di una città in parte ancora ferita. L’argomento è emerso anche durante la conferenza stampa di presentazione della nuova sede distaccata del Maxxi: sia il ministro Dario Franceschini che Pietro Barrera (il segretario generale della Fondazione Maxxi) hanno dovuto rispondere alla curiosità dei giornalisti “cosa si fa per Santa Maria Paganica?”.

Santa Maria Paganica e sulla sinistra Palazzo Ardinghelli del Maxxi
Santa Maria Paganica e sulla sinistra Palazzo Ardinghelli del Maxxi

RECUPERARE SANTA MARIA PAGANICA NEL SEGNO DEL CONTEMPORANEO

L’idea, a spigolare tra le dichiarazioni rubate durante la conferenza, potrebbe finalmente trasformarsi in qualcosa di concreto. La suggestione più affascinante è quella – auspicabile a nostro avviso – di coinvolgere la Fondazione Maxxi per gestire un concorso che punti ad un recupero architettonico finalmente contemporaneo. L’Aquila infatti sta lavorando sodo per ricostruirsi, ma lo sta facendo con un approccio totalmente conservativo: tutto è rifatto com’era e dov’era. Se si fosse proceduto con un approccio simile dopo il terremoto del 1703 oggi L’Aquila non sarebbe la meraviglia tardobarocca che conosciamo. All’epoca, infatti, con una città totalmente diruta esattamente come quella del 2009 si decise di ricostruire in maniera contemporanea, alla moda di inizio Settecento, non certo ricostruendo la antica cittadina medievale. Questa volta invece tutto è stato ripristinato com’era. Ecco, Santa Maria Paganica potrebbe essere un esempio di ricostruzione contemporanea, con magari il coinvolgimento di progettisti di oggi chiamati a misurarsi con un contesto sfidante. Ecco perché il coinvolgimento di una istituzione come la Fondazione Maxxi avrebbe un senso.
Santa Maria Paganica vista dalle finestre del Maxxi
Santa Maria Paganica vista dalle finestre del Maxxi

IL RECUPERO DI PIAZZA SANTA MARIA PAGANICA

Da non dimenticare poi l’aspetto più urbanistico. Sia la Chiesa di Santa Maria Paganica sia Palazzo Ardinghelli (ovvero il Maxxi L’Aquila) affacciano sulla stessa piazza, dotata di una bella fontana, oggi purtroppo ridotta a disordinato parcheggio. Un recupero della chiesa dovrebbe portarsi dietro anche una rigenerazione urbana della piazza nel segno della pedonalizzazione. Un autentico salotto culturale nel cuore della città capace di dare ulteriore spinta al ruolo del nuovo museo.
– Massimiliano Tonelli