Il Mibact, ha comunicato che, sia Cecilia Hollberg che Valentino Nizzo sono stati reintegrati (erano stati rimossi dal ministro Bonisoli) nelle funzioni, rispettivamente di direttore del Museo dell’Accademia di Firenze e di direttore del Museo nazionale etrusco di Roma. Contemporaneamente è partito il bando internazionale per la selezione di tredici direttori di altrettanti Musei di grande rilevanza nazionale.
Ci rallegriamo per la tempestività dell’operato del Ministro, pur dovendo manifestare preoccupazioni crescenti per lo stato in cui versano settori importanti del Ministero e delle organi preposti al governo delle politiche culturali del Paese.
Appare in tutta evidenza, infatti, il progressivo depauperamento delle competenze tecniche e scientifiche del Ministero verso più generalistiche funzioni manageriali e amministrative che pure avrebbero diritto ad essere sostenute. Si segnala in proposito l’assoluta mancanza di una formazione continua del personale tecnico-scientifico, il mancato e tempestivo reintegro dei ruoli tecnici volto a sostituire il personale in quiescenza, l’assenza di adeguati inquadramenti giuridici e riconoscimenti economici dei funzionari chiamati a ricoprire delicati ruoli di tipo dirigenziale (RUP, direttori di istituti non dirigenziali responsabili di area, ecc.).
Contrariamente a quanto dichiarato negli obiettivi, le riorganizzazioni che si sono succedute dal 2014, hanno sostanzialmente determinato una importante frattura all’interno della disciplina dei Beni Culturali: la separazione tra Tutela e Valorizzazione; separazione del tutto evidente nella dissociazione degli istituti finalizzati alle Tutela da quelli destinati alla fruizione culturale: Segretariati Regionali e Soprintendenze da una parte; Direzione generale Musei, Direzioni Regionali Musei e Musei Autonomi dall’altra. Le linee che hanno guidato le ultime scelte degli strumenti normativi sembrano basarsi sull’errata convinzione che le attività del Ministero siano riducibili a due separati settori: l’uno, quello delle Soprintendenze intese come burocratici uffici preposti al rilascio di autorizzazioni e pareri su beni di proprietà privata; l’altro come gestioni di Musei e Luoghi della Cultura di proprietà statale.
La percezione diffusa è che, a fronte delle difficoltà incontrate con la riforma 2014/16, l’ultima organizzazione (DPCM n.169 del 2 dicembre 2019 e successivi Decreti Ministeriali attuativi) non potrà che aggravare e sconvolgere il precario e insufficiente assetto delle varie istituzioni ministeriali presenti nei territori. La pur apprezzabile nascita di nuove Soprintendenze, senza preliminari studi, non potrà che aggravare il sistema del rapporto con il territorio
Italia Nostra è invece convinta che la politica culturale del nostro Paese debba basarsi sulla Conoscenza, Tutela e Conservazione del Patrimonio Culturale – pubblico e privato, maggiore e minore, centrale e periferico diffuso su tutto il territorio – assicurato in prima istanza dalla Vigilanza e manutenzione continua e programmata dei Beni.
(fonte: sito Web Italia Nostra nazionale)